Promossa dal Comune di Milano | Cultura, Palazzo Reale, in collaborazione con l’Archivio Nanda Vigo, la mostra si inserisce nel percorso con il quale Palazzo Reale, per il quarto anno consecutivo, esplora nella programmazione estiva l’arte contemporanea, approfondendo e valorizzando il lavoro di maestri dell’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi e il rapporto che hanno avuto con la città di Milano dove hanno vissuto, creato ed elaborato la propria ricerca, come nel caso specifico di Nanda Vigo.

Light Project è infatti la prima retrospettiva antologica dedicata da un’istituzione italiana a questa artista e architetto milanese che ha influenzato la scena artistica italiana ed europea degli ultimi cinquant’anni: attraverso l’esposizione di circa ottanta opere – tra progetti, sculture e installazioni – la mostra racconta l’eccezionale percorso di ricerca di una figura di assoluto rilievo nel panorama europeo, dagli esordi alla fine degli anni Cinquanta, sino alle esperienze più attuali.

Protagonista della stagione del clima culturale milanese degli anni Sessanta, Nanda Vigo (Milano, 1936) inizia a realizzare i suoi Cronotopi dal 1962, in sintonia con lo spirito di ZERO, gruppo transnazionale di artisti tedeschi, olandesi, francesi, belgi, svizzeri e italiani al quale prese parte.

Partecipe delle avanguardie e dei gruppi dei primi anni Sessanta, Nanda Vigo elabora una personale ricerca incentrata sulla luce, la trasparenza, l’immaterialità, che devono costituire l’opera e lo stesso ambiente abitato dall’essere umano, e di cui i “cronotopi” sono la concretizzazione artistica. Uno chassis metallico racchiude vetri industriali, talvolta illuminati da neon, attraverso i quali la luce penetra e si manifesta allo sguardo, metafora della leggerezza, della mutazione, dell’immaterialità spirituale dell’arte e della sua percezione. Presto prendono le forme di veri e propri ambienti (alcuni realizzati in collaborazione con Lucio Fontana) e di specchi inclinati e tagliati in modo da riflettere una impensata visione della realtà, mentre continua il lavoro di progettazione di design e di architettura (famosa la sua collaborazione con Gio Ponti per la Casa sotto la foglia, a Malo, del 1965, e la realizzazione del Museo Remo Brindisi a Lido di Spina del 1967).

Gli anni Ottanta sono caratterizzati dall’adesione ai concetti del Postmodernismo, mentre la produzione successiva torna alla seducente algidità del neon, delle luci radianti e diffuse, delle forme semplici e dinamiche.

In mostra sano esposte opere e progetti che abbracciano l’intero arco di produzione dell’artista: fulcro del percorso espositivo è un affascinante ambiente cronotopico, che occupa l’intera stanza degli specchi.
Questo ambiente, in particolare, esprime la quintessenza del modo di intendere l’arte di Nanda Vigo: una situazione esistenziale che consente di vivere esperienze trascendenti, andando oltre la materialità del quotidiano per riuscire a percepire fisicamente – per quanto possibile – una realtà più alta, una sintonia universale attraverso la contemplazione, la smaterializzazione, la comunione con il “tutto”.

In occasione della mostra è in via di pubblicazione una monografia sull’opera di Nanda Vigo, a cura di Marco Meneguzzo, edita da Silvana Editoriale, che raccoglie la più esaustiva antologia critica sull’artista realizzata fino a ora.

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