La Reggia di Colorno ha una lunga e intrigante storia. Sull’area ora occupata dalla Reggia, intorno alla metà del 1300, sorgeva una costruzione militare a difesa dei possedimenti di Azzo, signore di Correggio. Ma nel XVI secolo la reggia venne ristrutturata dalla bellissima contessa Barbara di Sanseverino che la trasformò in un palazzo, con una prestigiosa raccolta di dipinti di Tiziano, Correggio, Mantegna e Raffaello. Dopo che la contessa Barbara fu fatta imprigionare e condannare alla decapitazione dal duca Ranuccio I, nel 1612, i Farnese, duchi di Parma, s’impadronirono del palazzo. Ranuccio II, sospinto della moglie Margherita Violante di Savoia incominciò dei lavori di ristrutturazione radicale, progettati e diretti dall’architetto Ferdinando Galli da Bibbiena tra il 1699 e il 1708.

Nel 1731, alla morte di Antonio Farnese, ultimo duca di Parma, per discendenza materna il ducato passò a Carlo III di Borbone che trasferì a Napoli le collezioni e gli arredi del palazzo.

Nel 1749 il ducato passò a Filippo di Borbone, fratello di Carlo III e secondogenito di Elisabetta Farnese. Filippo affidò all’architetto Ennemond Alexandre Petitot il compito di ristrutturare il palazzo, vennero usate prevalentemente maestranze francesi per far sì che gli interni del palazzo somigliassero alla reggia di Versailles in onore della moglie di Filippo, Luisa Elisabetta, figlia prediletta di Luigi XV.

La reggia passò dunque a Ferdinando di Borbone, successore di Filippo, e a sua moglie Maria Amalia d’Asburgo, che però preferiva risiedere nel casino di caccia di Sala, lontana dal marito. Ferdinando, uomo molto religioso, fece ricostruire l’oratorio di corte di San Liborio, la cui facciata era inizialmente rivolta verso il palazzo. Egli fece inoltre costruire l’attiguo convento dei Domenicani direttamente collegato al suo appartamento privato da uno stretto corridoio. Nel suo appartamento privato venne inoltre realizzata una biblioteca con più di 6000 volumi, e un osservatorio astronomico. Alla morte di Ferdinando il Ducato di Parma venne annesso da Napoleone alla Francia.

Il 28 novembre 1807 un decreto di Napoleone lo dichiarò “Palazzo Imperiale” e furono iniziati nuovi lavori di ristrutturazione. Dopo il Congresso di Vienna, il ducato fu assegnato alla moglie di Napoleone Maria Luigia d’Austria che ne fece una delle sue residenze preferite aggiungendo un ampio giardino alla francese.

Dopo l’Unità d’Italia il palazzo venne ceduto dai Savoia al Demanio dello Stato italiano, e nel 1870 venne acquistato dalla provincia di Parma. Quasi tutto l’arredo mobile della reggia fu trasferito nei vari palazzi dei Savoia, tra cui il Quirinale a Roma, Palazzo Pitti a Firenze, il Palazzo reale di Torino e la Palazzina di caccia di Stupinigi. Dopo l’acquisto da parte della provincia il palazzo fu adibito a Ospedale Psichiatrico distruggendo il teatro di corte, per ricavarne dei locali.Fortunatamente le sale artisticamente più importanti del palazzo poterono in gran parte salvarsi in quanto concesse in uso come abitazione per i dipendenti dell’ospedale.

Il Piano nobile

Dopo la spogliazione operata da Vittorio Emanuele II di Savoia le sale del Piano Nobile conservano intatto l’arredo fisso ossia pavimenti in marmo policromo, porte con serrature in bronzo dorato, affreschi, stucchi e camini in marmo di stile rococò. L’ambiente più importante è sicuramente la Gran Sala, capolavoro del celebre architetto francese Ennemond Alexandre Petitot progettata nel 1753.

 

Appartamento nuovo del duca Ferdinando di Borbone

Il Duca Don Ferdinando di Borbone, uomo pio e devoto, a 38 anni nel 1789 smise di abitare le sale del Piano Nobile del primo cortile e si trasferì in questo appartamento prossimo al torrente Parma per essere più vicino alla Chiesa di San Liborio dove era solito ritirarsi in preghiera.
L’appartamento si compone di sei sale grandi (biblioteca, camera da letto, sala da pranzo, studio privato, studio ufficiale ed osservatorio astronomico) ed alcuni ambienti minori (studiolo, bagno e piccola cappella) tutti affrescati tra il 1787 ed 1789.

Cappella Ducale di san Liborio

Nel 1775 il duca Ferdinando di Borbone fece distruggere il piccolo oratorio di San Liborio fatto costruire da Francesco Farnese nel 1722 ed iniziò la costruzione dell’imponente edificio ancora esistente consacrato nell’ottobre 1777. La costruzione venne affidata a Pietro Cugini che si ispirò in più parti al progetto del Petitot di un ventennio precedente rimasto inutilizzato. Più che una cappella è proprio una grande chiesa con diverse cappelle laterali.

 

I giardini

Il primo impianto dei giardini risale al 1480 ad opera di Roberto Sanseverino. All’epoca di Francesco Farnese risale la realizzazione, su progetto di Ferdinando Galli Bibiena, del “Grande Parco”, un misto fra giardino all’italiana e giardino alla francese profondo oltre quattro chilometri. Tra i vanti del giardino meritava molta attenzione la Grotta Incantata dotata di automi che si muovevano e rappresentavano scene di divinità mitologiche.

La ristrutturazione di Petitot adeguò il parco ai dettami della moda francese mentre Maria Luigia d’Austria lo trasformò nel 1816 in un giardino all’inglese.

Orari di visita

Dicembre, Gennaio e Febbraio
Feriali solo per gruppi su prenotazione
Sabato, Domenica e festivi: 10, 11, 15, 16, 17 (inizio ultima visita)

Marzo e Novembre
Da Martedì a Venerdì: 11 e 15
Sabato, Domenica e festivi: 10, 11, 15, 16, 17 (inizio ultima visita)
Chiuso: Lunedì non festivo

Aprile, Maggio, Settembre e Ottobre
Da Lunedì a Venerdì: 10, 11:30, 15, 16:30
Sabato: 10, 11, 15, 16, 17 (inizio ultima visita)
Domenica e festivi: 10, 11, 12, 15, 16, 17, 18 (inizio ultima visita)

Giugno, Luglio e Agosto
Da Martedì a Venerdì: 11 e 16
Sabato, Domenica e festivi: 10, 11, 15, 16, 17 (inizio ultima visita)
Chiuso: Lunedì non festivo

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