Il castello di Torrechiara è un maniero quattrocentesco dai tratti contemporaneamente medievali e rinascimentali, collocato sulla cima di un colle roccioso panoramico alle porte della Val Parma. Il castello è affiancato dal piccolo borgo medievale di Torrechiara, frazione di Langhirano, in provincia di Parma.

Voluto dal conte Pier Maria II de’ Rossi come possente struttura difensiva ed elegante nido d’amore per sé e l’amante Bianca Pellegrini, è considerato uno dei più notevoli, scenografici e meglio conservati castelli d’Italia. Dal è 1911 monumento nazionale italiano tutelato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in consegna al Polo museale dell’Emilia-Romagna, ed è inserito nel circuito dell’Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli.

Nel maggio del 1448 Pier Maria II de’ Rossi diede avvio al cantiere di costruzione del grande castello, posto sulle rovine dell’antico fortilizio medievale, intervenendo personalmente nel disegno delle strutture difensive. Grazie alla sua posizione di eccezionale visibilità in tutta la vallata, la nuova possente fortezza doveva dimostrare il ruolo di primo piano della famiglia nella zona. Lo scenografico maniero, dal carattere fortemente difensivo grazie alla tripla cerchia muraria e ai quattro massicci torrioni angolari, nasceva anche quale elegante dimora isolata ove il conte potesse incontrare l’amante Bianca Pellegrini di Arlun. Per questo Pier Maria si rivolse ai più importanti artisti della zona per decorare le sale interne, tra i quali Benedetto Bembo, che affrescò in stile gotico la Camera d’Oro. I lavori di edificazione furono completati nel 1460.

Il pianoro a sud dà accesso, attraverso un portale ad arco a tutto sesto posto al centro della facciata meridionale del castello, alla Corte d’Onore. Lo spazio, esteso su una pianta rettangolare di 470 m², è dominato dalle torri angolari; al centro è collocato il pozzo in mattoni, profondo 66 metri Al livello terreno dei lati ovest ed est si aprono due diversi porticati. Dalla Corte d’Onore si accede alle stanze del pian terreno e tramite una scala che conduce al loggiato del primo piano si accese alle sale del piano nobile.

Ecco allora le sale del piano terreno:

Oratorio di San Nicomede

L’oratorio, intitolato a San Nicomede, si sviluppa su una pianta quadrata, con ingresso sul margine sud del porticato orientale, ai piedi dell’omonima torre. L’ambiente è accessibile attraverso un portale ad arco a tutto sesto, chiuso da un massiccio portone in legno, caratterizzato dalla presenza degli antichi chiodi decorati con le iniziali intrecciate dei due amanti, che secondo la tradizione furono sepolti sotto il pavimento della cappella.

La sala di Giove

Accanto all’oratorio di San Nicomede si affacciano sul porticato est le tre “Sale a giorno“, destinate alle dame di corte per la lettura, il ricamo e la musica. Gli ambienti traggono il loro nome dai soggetti degli affreschi a grottesche che ne ornano le volte, realizzati da Cesare Baglioni e aiuti intorno al 1584. La prima sala è coperta da una volta a botte al cui centro campeggia un ovale contenente, accanto a un’aquila, Giove su una nuvola intento a scagliare un fulmine.

La sala del Pergolato

La seconda sala, collocata al centro dell’ala est, è coperta da una volta a botte, quasi interamente decorata con un affresco a trompe-l’œil raffigurante un pergolato, che interrompe irregolarmente le grottesche rappresentate sul contorno; i dipinti proseguono anche sulle grandi lunette sottese sulle due pareti.

La sala dei Paesaggi

La terza sala dell’ala est è coperta da una volta a botte, al cui centro campeggia un rettangolo incorniciato, contenente un grande amorino in volo tra le nuvole recando nelle mani due mazzi di fiori campestri; sui quattro lati si stagliano altrettanti ovali raffiguranti rovine di edifici sullo sfondo di paesaggi immaginari, con ponti, corsi d’acqua, alberi e alti monti.

la sala della Vittoria

L’importante stanza nacque probabilmente quale sala da pranzo, in quanto comunica con i due ambienti di servizio che conducono alla cucina del castello. La sala è coperta da un’ampia volta a botte, al cui centro campeggia un grande ovale con cornice doppia, contenente, oltre una finta balaustra retta da colonne, la Vittoria in volo tra le nuvole; la divinità reca nelle mani una corona d’alloro e un ramo di ulivo, rispettivamente allegorici della gloria terrena e della pace tra Dio e gli uomini, resa possibile dalla protezione del papa e dell’imperatore del Sacro Romano Impero.

Sulla porta di accesso alla Sala dei Paesaggi si staglia nell’ampia lunetta la raffigurazione della Fama, che, seduta su una conchiglia tra prigionieri incatenati (possibilmente turchi dopo la battaglia di Lepanto), suona una sottile tromba annunciando la vittoria.

La sala deli Angeli

La Sala della Vittoria si apre sulle due stanze di servizio, collocate al livello terreno dell’avancorpo aggettante dalla torre della Camera d’Oro. Gli ambienti, comunicanti il primo con lo spalto orientale, un tempo coltivato a orto, e il secondo con la cucina, benché destinati alla preparazione dei cibi, furono riccamente decorati da Cesare Baglioni con affreschi celebrativi della famiglia Sforza di Santa Fiora. La prima sala è coperta da una volta a crociera, ornata con dipinti raffiguranti, uno per spicchio, quattro putti, impropriamente definiti angeli benché privi di ali. Le figure, appoggiate su balaustre, recano tra le mani tre rami di melo cotogno, un anello con diamante e una corona da conte

Sala del Velario

La seconda sala è coperta da una volta a crociera, ornata con affreschi raffiguranti in centro di volta un velario dipinto a cerchi concentrici. Negli spicchi laterali, separati da esili rami intrecciati, si stagliano nel mezzo, tra piccoli uccelli in volo, quattro cartigli, affiancati da figure mitologiche.

La cucina

La cucina, collocata al piano terreno dello spigolo nord-est, è collegata con la Sala del Velario a sud, con le dispense a nord, con lo spalto settentrionale a ovest, adibito originariamente a frutteto, e, attraverso una scala a est, con una seconda cucina al livello inferiore e con gli alloggi della servitù a quello superiore. L’ambiente rustico conserva il grande camino in pietra, il focolare coi fornelli, lo scaldavivande e il lavello in muratura, con il piano inclinato per consentire all’acqua di scorrere.

Il salone degli Stemmi

Il grande salone si allunga nell’ala nord tra la torre della Camera d’Oro e la torre del Leone. L’ambiente, nato quale sala di rappresentanza, si affaccia con un portale centrale sulla Corte d’Onore e con tre simmetriche portefinestre sullo spalto settentrionale. La stanza è chiusa superiormente da una volta a botte lunettata in corrispondenza delle tre aperture; le pareti e la copertura sono interamente ornate con affreschi realizzati probabilmente da Giovanni Antonio Paganino, più volte collaboratore di Cesare Baglioni.

Il salone è caratterizzato dagli otto grandi stemmi raffigurati sui lati. Nella metà orientale si trovano gli emblemi degli Sforza di Santa Fiora: il primo, ricchissimo di insegne delle famiglie loro imparentate, è circondato dal Toson d’oro; il secondo è riferito al cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora, mentre il terzo a un altro importante prelato della famiglia; il quarto risulta ormai cancellato. Nella metà occidentale si trovano invece gli emblemi di quattro papi significativi per la casata: Gregorio XIII Boncompagni, suocero di Costanza, sorella del committente Francesco, nominato cardinale proprio da Gregorio; Paolo III Farnese, bisnonno di Francesco; Pio IV Medici, imparentato con gli Sforza tramite Caterina, moglie di Giovanni de’ Medici; Giulio III del Monte, fratello della bisnonna di Francesco.

Nella prossima pagina le sale del piano Nobile

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2 Comments

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  2. […] metre poi costruì altri due castelli, il Castello di Roccabianca (sede invernale) e il bellissimo Castello di Torrechiara (residenza estiva) per dimorarvi con la sua adorata amante milanese Bianca […]

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